“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza….” eccolo mi è venuto in mente verso 119 canto XXV “INFERNO” Divina Commedia. Pensavo proprio a quello. Considero quel verso un vero e proprio appello dell’essere umano che non fa tesoro della ragione e dell’intelligenza di cui è dotato e non segue la strada della virtù. Perché ci penso ? E’ facile a dirsi, E quindi uscimmo a riveder le stelle….E quindi uscimmo a riveder le stelle…. l’uomo in questi periodi sta mostrando l’aspetto peggiore di se stesso “vive come Bruto”. Guerre, attentati, femminicidi, regolamenti di conti con violenza fuori e dentro la propria famiglia,…. Ma cosa sta succedendo??? Ogni notiziario ci fornisce queste informazioni, ultimamente, raramente una pausa di tranquillità. La frase di un mio amico davanti alla TV l’altro giorno: – dai ascoltiamo quante vittime abbiamo da annotare oggi- detta ovviamente con grosso dolore. Mi ha fatto dubitare che per noi questo violento atteggiamento dell’essere umano stia diventando come una prassi, o permettetemi una dolorosissima abitudine.
Ci stiamo rassegnando al peggio? Ci stiamo rassegnando e stiamo accettando passivamente che il mondo debba andare avanti così? Noooo! Mi rifiuto, non ci posso credere, non posso accettarlo. Non posso convincermi che le tragiche notizie dei telegiornali diventino routine, quel sussulto di rabbia , profondo dolore che sento ad ascoltare gli ultimi fatti è sicuramente una sensazione che prova ancora la maggior parte degli uomini. Ma mi chiedo perché ci siamo ridotti così. Pensate, leggevo l’altro giorno che nel mondo attualmente ci sono 56
guerre attive, il numero più alto dalla fine della seconda guerra mondiale e non mi soffermo sul numero delle vittime di femminicidi e uccisioni all’interno delle famiglie. E da questo triste elenco sto volutamente lasciato fuori quella che è la cosiddetta delinquenza abituale fatta di rapine aggressioni e quant’altro. Che brutto quadro, che pessimo periodo ma come ho già detto non voglio “abituarmi” mi rifiuto di pensare che l’essere umano sia questo ecco che mi viene in mente il su citato “fatti non foste……” Credo ancora nell’uomo, quello non imbarbarito nella sua brutalità, credo in quegli uomini, ancora tantissimi, fortunatamente, che sono in grado di confrontarsi con gli altri portando avanti comunque le propri convinzioni ma nel rispetto anche del pensiero altrui; trovare la giusta via senza prevaricare o utilizzare la violenza per realizzare i propri obiettivi. La capacità di convivere e non prevaricare. Anche all’interno delle nostre famiglie ecco, visto che “politicamente” i nostri interventi da “uomini di strada” possono essere minimi o poco considerati, mi permetto invece di soffermarmi sulla famiglia in generale.
Per carità, nessuna pretesa di avere soluzioni, ma una piccola riflessione alla luce di quello che avviene nei nostri giorni anche all’interno delle famiglie mi permetto di farla. Spesso scopriamo di non conoscerci completamente anche all’interno del nostro nucleo. Quante volte capita di sentirsi dire che il proprio figlio a scuola o nelle varie comunità che frequenta ha comportamenti o atteggiamenti non adeguati. La prima nostra reazione è spesso quella di non credere all’interlocutore, spesso non prendiamo assolutamente in considerazione che uno dei nostri non possa sbagliare.
Anche di fronte agli ultimi episodi spesso criminosi all’interno della stessa famiglia si sente dire: conducevano una normale vita…nulla lasciava presagire per esempio quelle che poi diventano vere e proprie tragedie. Io non mi sento in grado sia di giudicare che di trovare alcuna soluzione. Faccio riferimento però riferimento ad un passato che anche se un po’ lontano, mi appartiene e mi viene allora in mente l’immancabile appuntamento serale della mia famiglia, intorno alla tavola per la cena. Tutti, pur mantenendo fermi i nostri impegni, volema essere sempre presenti, era quello il momento in cui ci trovavamo. Ricordo che raccontavamo, ascoltavamo, ci consigliavamo e qualche volta, perché no, anche qualche battibecco. Però era un gran momento quello stare insieme, ah devo naturalmente ricordare “fortunatamente” non esistevano ancora i famosi cellulari e aggeggi simili, quindi ognuno era realmente presente e non come si vede ora. Tante teste basse e ognuno per i fatti propri. Sembra semplice e banale questo mio ricordo ma proviamo tutti a pensare a quante volte, pur uno accanto all’altro, viviamo in realtà diverse… Non sarà di certo la soluzione ai problemi esposti, ma partiamo a correggere nella “nostra” piccola comunità il nostro modo di agire. Sforziamoci e ridiamo alla famiglia la giusta importanza, non trascuriamo gli esempi da fornire, i consigli, insomma il confronto all’interno della nostra prima “comunità”… la famiglia. Ho iniziato con un verso della Divina Commedia e concludo speranzoso e fiducioso sempre con un altro verso, l’ultimo dell’inferno “e quindi uscimmo a veder le stelle”. Ecco è questo l’augurio per tutti noi… a volte basta guardare le stelle per ritrovarci dopo esserci persi.
Giuseppe di Lieto