Perchè a noi tutti conviene… fargli concorrenza
Sappiamo da tempo che tra le componenti della salutare “Dieta mediterranea” non deve mancare il pesce, anzitutto per il suo apporto di acidi grassi polinsaturi omega-3. Questi, come anche i cereali integrali, la frutta e la verdura, le noci ecc., concorrono a ridurre il dannoso tendenziale stato di infiammazione cronica, a mantenere la corretta funzionalità del sistema immunitario e cardiovascolare e a prevenire la fragilità negli anziani. In particolare, il pesce concorre ampiamente alla buona salute del nostro cervello, con benefici effetti sull’apprendimento e sulla memoria.
Infatti, gli omega-3, con i loro effetti vasodilatatorio e fluidificante, favoriscono il flusso di sangue al cervello. Perciò riducono le conseguenze dell’arteriosclerosi e il rischio di formazione di emboli e trombi. Tra l’altro, l’assunzione di omega-3 fin da giovani sembra rallentare la progressione dell’Alzheimer nell’invecchiamento e, studi recenti, evidenzierebbero una attenuazione dei sintomi depressivi in adolescenti e giovani adulti. Ciò premesso, conviene evidenziare che non tutti i pesci sono uguali anche quanto all’apporto di benefici con l’alimentazione.
I pesci di piccola taglia, principalmente quelli nei nostri mari chiamati “pesce azzurro” come le alici, le sardine, gli sgombri, le aguglie, le aringhe, i sugarelli, ecc., apportano più benefiche sostanze nutritive in confronto ai pesci di grandi e medie dimensioni. Infatti, i più piccoli vengono al solito mangiati per intero, o quasi, senza escludere il tessuto scheletrico, così apportandoci maggior quantità di diversificate sostanze nutritive. Al proposito, di seguito riportiamo sintetiche informazioni. I grassi polinsaturi, già ricordati, che danno il sapore caratteristico del pesce e che l’uomo non è in grado di produrre autonomamente. Essi vengono citati con le sigle: Ala (acido alfa-linoleico) contenuto anche in vegetali quali noci, semi di lino, di chia, soia…, Epa (acido eicosapentaneoico), Dha (acido docosaesaenoico). Questi ultimi due sembrano essere i più salutari e sono contenuti soprattutto nei pesci di piccola dimensione naturale. Calcio, fosforo, vitamine, anzitutto vitamina D, sono fondamentali per la salute delle nostre ossa e del sistema cardiovascolare e fors’anche nella protezione dai tumori.
A suggestiva conferma pratica dei vari benefici evidenziati, ricordiamo che popoli tradizionalmente consumatori di pesce, quali anzitutto i giapponesi, i mediterranei, alcuni nordeuropei, fanno registrare le maggiori aspettative di vita al mondo. Inoltre, altri fenomeni concorrono a far preferire il consumo alimentare frequente dei pesci di piccola taglia naturale: il bioaccumolo e la biomagnificazione. Col primo termine s’intende un effetto dell’inquinamento ambientale, anche marino e acqueo in generale, con effetti aggravati dalla concentrazione ambientale e dal protrarsi dell’alimentazione, della respirazione e del contatto in genere dei presenti esseri viventi. Esempio di bioaccumulo è quello che si verifica in un pesce che vive stabilmente e a lungo alla foce di un fiume inquinato; in tal modo, le carni del pesce tendono ad avere concentrazioni d’inquinanti maggiori di quelle dell’ambiente in cui vive.
Col secondo termine s’intende l’effetto più tipico della cosiddetta “catena alimentare”, come l’accumularsi degli inquinanti organici persistenti (come i pesticidi, i prodotti chimici industriali e domestici, i metalli pesanti, i sottoprodotti dei processi industriali, zootecnici, agricoli ecc.) anzitutto, in mare, nelle microalghe e nel plancton; in conseguenza: nei piccoli pesci e crostacei che se ne nutrono, nei piccoli pesci che se ne nutrono, nei medi pesci che se ne nutrono, fino ai grandi predatori posti al vertice della catena alimentare, come, nei nostri mari: i tonni, i pesci spada, le ventresche, ecc..Al proposito, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia un consumo limitato a 2 o 3 volte a settimana di pesci all’apice della catena alimentare. Inoltre, il Regolamento UE n°915 del 25 aprile2023, sui tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, tra l’altro stabilisce che nel tonno e nel pesce spada il contenuto di mercurio non deve superare la concentrazione di 1 mg/kg. Per quanto sopra pur sommariamente evidenziato, risulta francamente raccomandabile, a beneficio della nostra salute ad ogni età, abituarci a nutrirci anche, più volte a settimana, di pesci di piccola taglia naturale – evitandone la frittura — o, all’occorrenza, di esemplari quanto più giovani (di piccola taglia) e perciò meno inquinati, dei predatori al vertice della catena alimentare.
Al proposito, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia un consumo limitato a 2 o 3 volte a settimana di pesci all’apice della catena alimentare. Inoltre, il Regolamento UE n°915 del 25 aprile2023, sui tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, tra l’altro stabilisce che nel tonno e nel pesce spada il contenuto di mercurio non deve superare la concentrazione di 1 mg/kg. Per quanto sopra pur sommariamente evidenziato, risulta francamente raccomandabile, a beneficio della nostra salute ad ogni età, abituarci a nutrirci anche, più volte a settimana, di pesci di piccola taglia naturale – evitandone la frittura — o, all’occorrenza, di esemplari quanto più giovani (di piccola taglia) e perciò meno inquinati, dei predatori al vertice della catena alimentare.
Marco Triulzi