Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il fumo di sigaretta è la più importante causa di morte evitabile nella nostra società: a causa del tabacco perdono ogni anno la vita più di 8 milioni di persone al mondo.
Secondo i dati raccolti dal Ministero della salute, le vittime della sigaretta in Italia ogni anno sono circa 93.000. Eppure secondo le stime sembra che il numero di fumatori, almeno in Italia, stia lentamente diminuendo (2 milioni in meno tra il 2022 e il 2023 secondo l’Istituto superiore di sanità – ISS). L’Airc (la nota Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha recentemente pubblicato un’edizione del suo magazine “Il Punto” per sensibilizzare al problema segnalando come ancora oggi fumi nel nostro Paese ben il 24 per cento delle persone dai 18 ai 69 anni. Altri dati indicano come chi continua a fumare fumi sempre di più: la media del numero di sigarette al giorno è salita da 11,5 a 12,2, mentre un quarto dei fumatori supera la ventina. A preoccupare in modo particolare è l’abitudine al fumo tra gli adolescenti. Quasi il 10 per cento degli studenti tra gli 11 e i 13 anni e il 36 per cento tra i 14 e i 17 fa uso di sigarette, con una marcata preferenza per quelle elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.
Numeri da capogiro
Secondo il nostro Istituto Superiore di Sanità, in un anno circa 43.000 morti per cancro sono attribuibili in toto o in parte al fumo di sigaretta. Anche se non vogliamo sentircelo dire sappiamo da tempo tutti che le sostanze cancerogene contenute nel fumo di sigaretta favoriscono lo sviluppo di tumori al polmone (9 casi su 10), del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell’esofago, del seno e alcune leucemie.
Il Telefono Verde contro il Fumo
Dal 2016 esiste il Telefono verde 800 554088, stampato sui pacchetti di sigarette: è un servizio nazionale, anonimo e gratuito, promosso dall’OssFAD (Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità). Attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, rappresenta un punto d’ascolto e di monitoraggio.
Molti studi scientifici hanno inoltre dimostrato che chi fuma tabacco rischia più degli altri di sviluppare molte altre malattie, non solo tumorali. Per esempio il fumo aumenta di circa 10 volte il rischio di morire di enfisema, raddoppia quello di avere un ictus e aumenta da due a quattro volte quello di essere colpiti da un infarto, danneggia la circolazione del sangue e può favorire la comparsa di una disfunzione erettile nell’uomo.
In generale, secondo l’OMS, il tabacco uccide in un modo o nell’altro circa la metà dei suoi consumatori.
Come scrive l’AIRC “La sigaretta provoca più vittime di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme”. E non è solo un problema di sanitario nazionale e globale. Si tratta anche di un grave problema economico: quasi il 6 per cento della spesa sanitaria globale viene utilizzata per aiutare chi “si fuma la vita”.
Polmoni avvelenati
Ogni volta che ci concediamo il gusto di una boccata di fumo di sigaretta introduciamo nel nostro organismo oltre 4.000 sostanze chimiche, almeno un’ottantina delle quali cancerogene. Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC – www.airc.it) con ogni boccata si inalano:
- monossido di carbonio, che impedisce all’ossigeno di legarsi all’emoglobina provocando danni cardiovascolari;
- nicotina, responsabile degli effetti sul cervello del fumo e quindi anche della dipendenza;
- catrame, ricco di sostanze cancerogene come benzopirene e idrocarburi aromatici che danneggiano il DNA delle cellule, provocando mutazioni;
- acetone, come quello usato per togliere lo smalto dalle unghie;
- ammoniaca;
- arsenico che tende ad accumularsi nell’organismo interferendo nella riparazione di eventuali danni al DNA;
- formaldeide;
- acido cianidrico;
- nitrosamine;
- benzene, responsabile di una quota significativa (dal 10 al 50 per cento) delle leucemie provocate dal fumo sostanze radioattive (chi fuma circa un pacchetto al giorno ne è bombardato come se facesse 25 radiografie del torace con un grave rischio di mutazioni che possono causare tumori) e molto molto altro ancora.
Prese una per una tutte le sostanze che compongono il fumo di sigaretta sono quindi molto nocive ma come se non bastasse è il loro effetto combinato a essere ancor più deleterio. Molte agiscono in maniera indiretta ma se possibile ancora più subdola ostacolando la rimozione delle tossine o bloccando gli enzimi che le trasformano in sostanze meno pericolose.
Un rischio da non correre
Se pensate che ci possano essere “uscite di sicurezza” non fatevi illusioni. Il fumo produce danni sempre, per quanto poche sigarette si fulmini ogni giorno. Gli effetti dannosi si accumulano nel tempo. Le mutazioni si sommano ma ciascuna avviene in maniera casuale, non prevedibile.
Scrive l’AIRC: “È stato calcolato che mediamente ogni 15 sigarette fumate si verifica almeno una mutazione e che consumando un pacchetto al giorno per un anno, possono verificarsi circa 150 mutazioni. Ogni volta che si apre un nuovo pacchetto è come se si giocasse alla roulette russa”.
Certamente molti altri fattori ereditari e/o ambientali possono farci ammalare indipendentemente dal fumo, ma certamente non fumare (o smettere) riduce il rischio. Pensiamoci prima di fumarci la vita.
La famigerata sigaretta elettronica
Si tratta di un dispositivo diventato molto in voga soprattutto tra i giovanissimi: si inala vapore che può contenere quantità variabili di nicotina che raggiunge l’apparato respiratorio senza combustione di tabacco. Le e-cig come vengono chiamate contengono in genere tra 6 e 20 mg di nicotina, in una miscela composta anche da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti.
Si tratta di sostanze potenzialmente dannose che nel migliore dei casi irritano le vie aeree, provocano tosse e in casi rari asma e riniti. Sono circa 7.000 queste sostanze usate per aromatizzare e non ci sono ancora studi, né dati, né certezze sulla loro tossicità a breve o lungo termine. Siamo tuttavia apparentemente pronti a scommetterci la salute. Nel 2019 è stata riconosciuta una nuova malattia: la EVALI (dall’inglese Electronic-cigarette or Vaping product use-Associated Lung Injury): una patologia polmonare legata al consumo della sigaretta elettronica e si manifesta con fiato corto, dolore al petto e tosse. Altro mito da sfatare è che queste sigarette elettroniche aiutino a smettere di fumare. Uno studio dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano sostenuto da Fondazione AIRC ha controllato più di 3.000 persone in Italia tra i 18 e 74 anni, dimostrando che le sigarette elettroniche e a tabacco riscaldato non solo non aiutano a smettere con le sigarette tradizionali, ma inducono a cominciare a farlo sia chi non fuma sia gli ex-fumatori.
Nicoletta Salvatori